I risparmiatori italiani (ed anche cuneesi) continuano a navigare in un mare di liquidità. Dal 2008, apertura della grande crisi dalla quale non siamo ancora usciti, la massa di liquidità non investita e lasciata su conti correnti e conti deposito e aumentata di circa 300 miliardi confermando di fatto la tendenza forte al risparmio privato da parte degli italiani (condizione che fa da contraltare all'enorme debito generato dalla macchina pubblica). Un risparmio che non viene, spesso, investito, e che dunque resta esposto a due fattori di erosione: il costi di gestione dei conti correnti (in media da 79 euro l'anno per i c/c tradizionali e 15 per i c/c online) all'inflazione che in silenzio e certo non con i ritmi degli anni '80 però continua a lavorare. Nel 2018 l'inflazione registrata di poco sopra l'1% ha bruciato 10 miliardi di risparmi (valore reale). Risparmiatori sì gli italiani ma poco accorti, figli di una cultura nazionale che preferisce la liquidità per fare fronte ad eventuali emergenze anzichè ricorrere ad assicurazioni specifiche (dalla Vita al rischio invalidità ecc...). Un ultimo dato, proposto dall'analisi di Bankitalia, fotografa impietosamente |