DAL 1° GENNAIO PENSIONI RIVALUTATE. MA CON QUALE SISTEMA DI CALCOLO?

C'è il decreto che misura l'indice inflattivo per i primi 9 mesi del 2018 (gennaio-settembre) ma non si sa con quale meccanismo tale percentuale verrà applicata.


Fino a qualche ora fa il timore, non ancora dichiarato, ma che già serpeggiava era che addirittura non ci fosse la rivalutazione delle pensioni. A determinare il sospetto una certa analogia con il clima dell'autunno 2011, con l'attacco dei mercati finanziari i timori dell'Europa e il successivo intervento dei tecnici che portò alla riforma Fornero e per i pensionati al blocco della perequazione (2012 e 2013) con introduzione di un nuovo meccanismo di calcolo a partire dal 2014. Un meccanismo di calcolo che non prevede più gli scaglioni ma una percentuale secca applicata sull'intero importo lordo della pensione di ciascuno. Tradotto per i pensionati, una perdita più o meno grande di adeguamento. Un meccanismo che dal 1° gennaio 2019 avrebbe dovuto o dovrebbe fare spazio al vecchio sistema (legge 388/2000), quello che applicava l'inflazione alle pensioni attraverso un meccanismo a scaglioni nella logica analogo a quello dell'Irpef.
Ora, allo stato attuale, l'unica certezza è che sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto che comunica al percentuale di inflazione rilevata dall'Istat da gennaio a settembre 2018 e che servirà come base per la perequazione di tutte le pensioni. 1,1% questo è il dato. Lo stesso di 12 mesi fa. Un dato provvisorio che verrà poi corretto o confermato quando l'Istat avrà anche i dati riferiti all'inflazione per ottobre novembre e dicembre di quest'anno.
Ma il punto chiave, dicevamo riguarda il meccanismo di calcolo. Sino a quest'anno (e dal 2014) si faceva riferimento alla legge 147/2013 che prevedeva un riconoscimento del 100% sino a 3 volte il minimo del 95% per gli importi da 3 a 4 volte del 75% tra 4 e 5 volte l'importo lordo del trattamento minimo ecc ... Se si torna alla legge 388/2000, come dovrebbe essere, per i pensionati con importi superiori a 3 volte il trattamento minimo ci sarebbero dei vantaggi perchè per ogni fascia di importo verrebbe applicata la percentuale di riferimento. Ora, la palla è nella mani del Governo. In attesa che venga aperto un tavolo di confronto con i Sindacati, anche sui temi previdenziali, accogliamo il dato sul decreto con la speranza (forse vana) che il meccanismo di calcolo torni ad essere quello della legge 388/2000.






  
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